photography.

Eccomi qua, è arrivato anche per me il momento di scrivere e raccontarmi.

La mia relazione con il mondo è iniziata verso l’ora di cena, in una domenica di inizio autunno dei primi anni settanta; tanto per mettere subito in chiaro le cose, decisi di presentarmi all’ostetrica con il mio lato migliore…

Fin da piccolo mi sono lasciato affascinare dall’inventiva tecnologica dell’essere umano: mentre gli altri bambini giocavano a calcio per strada (allora sì che si poteva), io facevo esperimenti con la corrente elettrica e mi infilavo sotto ogni auto parcheggiata per vedere come era fatta.

Qualsiasi oggetto che funzionasse con l’elettricità e qualunque modellino in scala di veicolo era destinato, prima o poi, passare sotto i miei attrezzi, perché dovevo aprirlo e vedere cosa c’era dentro.

Intanto mio papà immortalava i momenti migliori della mia infanzia con la sua Rolleiflex biottica 6×6. Lui ha sempre avuto quell’indole artistica, creativa, astratta ma geometrica; giocava – e lo fa ancora oggi – con le linee, le curve, i colori, il bianco e il nero; ma dev’essere stata quella cosa lì, il vedere le cose al contrario nel visore della Rolleiflex, che mi ha in qualche modo segnato.

Poi è arrivato il periodo della scuola, dello studio, delle decisioni e del pensare al futuro. All’inizio tutto bene, ma con il passare del tempo tenere la testa sui libri ha iniziato a procurami qualche fastidio; meglio quindi dedicarsi ad altro, magri ai computer, all’informatica.
Così l’università è rimasta la mia grande opera incompiuta.

Nel frattempo il grande amico di famiglia, nonché mio padrino, mentore ed angelo custode (ogni tanto sento che mi tira qualche scoppola anche da lassù) ha la splendida idea di regalarmi una macchina fotografica. Una reflex Zenit EM con obiettivo Zenit Helios 44M 58mm.

Per qualche tempo quell’oggetto infernale (aveva un grave difetto di progettazione, il dorso tendeva ad aprirsi da solo esponendo la pellicola alla luce…) mi ha preso fino nell’anima, finché qualcuno mi suggerì di mettermi a studiare fotografia.
Grande, grandissimo errore. Da parte di chi me lo disse perché fece scattare in me quel meccanismo di avversione ai libri. Da parte mia perché lo ignorai.
Ed oggi sono consapevole che quello è stato uno dei miei più grossi sbagli.

Con il passare degli anni la tecnologia si è evoluta, i miei rapporti sociali mi hanno portato a conosce nuove persone, sono nati nuovi interessi e cambiate le abitudini.

Finché si verifica una congiuntura astrale unica: una Nikon D750, mia moglie che mi spedisce ad un workshop di fotografia macro a Cogne, e Michele Vacchiano. Quel giorno il mio mondo è cambiato, gli occhi mi si sono aperti ed ho iniziato a vedere le cose, le persone, la natura sotto una luce nuova e da un punto di vista diverso, quasi come attraverso quel visore della Rolleiflex di mio papà.

Nondimeno quella congiuntura astrale deve averne generata un’altra, giusto un paio di anni dopo: un obiettivo Nikon AF-S Nikkor 200-500mm f/5.6, la presentazione del libro “Attimi”, la visita all’interno della diga di Place Moulin, e Roberto Andrighetto. Quel giorno sono cambiate le mie priorità.

Non sono un fotografo professionista, non ne ho la pretesa né le capacità e le conoscenze per esserlo.

Mi piace scattare fotografie alla natura, con una certa attenzione e rispetto delle regole in materia, con il solo fine di fissare attimi, situazioni, colori e ricordi unici ed irripetibili, così come li ho vissuti ed interpretati io.

Qui sono raccolti alcuni di qui momenti, più o meno lunghi, che mi hanno regalato emozioni e soddisfazioni, e che ho ritenuto giusto poter condividere con altri.